Perdersi nel dubbio: superare il dubbio patologico in tempi brevi con la psicoterapia breve strategica
Perdersi nel dubbio: superare il dubbio patologico in tempi brevi con la psicoterapia breve strategica

Ci sono interrogativi che superano la nostra capacità di risposta, domande sul significato profondo dell’esistenza che non permettono a noi esseri razionali di esercitare forme di controllo che ci tengano al riparo dalla paura e dall’ incertezza. Ad ogni modo, nelle situazioni importanti le persone esaminano possibilità, conseguenze, pro e contro passando successivamente all’azione anche se la scelta fatta mai potrà essere la più corretta in assoluto ma solo la migliore possibile considerate le circostanze.

Cosa succede però quando ci si perde all’interno di un dilemma nei confronti del quale non si riesce a trovare una risposta considerata corretta ed esaustiva? In casi come questi si può verificare una condizione problematica assai frequente in cui rispondere alla domanda oggetto del dilemma diventa prioritario paralizzando gli altri ambiti della vita.
Questi dubbi sono basati su interrogativi definiti indecidibili, domande alle quali non è possibile fornire una risposta corretta ed esaustiva utilizzando una logica razionale. La ricerca continua di un responso che possa risolvere il dubbio innesca quindi sentimenti di angoscia costante, picchi di forte ansia e paura caratteristici di un particolare disturbo ossessivo: il dubbio patologico.

Le persone che ne soffrono finiscono per essere completamente assorte in questi pensieri e in balìa delle emozioni che scatenano, perdendo quindi il collegamento con ciò che li circonda.
Quando nella nostra mente si presenta una proposizione indecidibile che innesca interrogativi cui non è possibile dare una risposta corretta e definitiva attraverso una logica razionale, si dovrebbe ricordare, come scrive Giorgio Nardone nel suo libro Cogito ergo soffro, l’indicazione di Kant:

Prima di sforzarsi di cercare le risposte si deve valutare la correttezza delle domande

Le domande più frequentemente oggetto di dubbio patologico riguardano quegli aspetti della vita di ciascuno di noi che hanno delle implicazioni sul futuro oppure su temi importanti quali l’identità. Esempi classici sono: lo/a amo veramente? sarà l’uomo o la donna giusta per me? sono omosessuale? sto scegliendo davvero la strada lavorativa giusta ? e se in quella circostanza avessi fatto una scelta diversa? ma ce ne sono moltissime altre anche basate su dilemmi più inusuali del tipo: potrei essere in grado di uccidere qualcuno? potrei tentare il suicidio?
Trattandosi di domande che non contemplano una risposta che possa esaurirle, continuare a rispondere per cercare di venirne a capo rappresenta la tentata soluzione che mantiene questo disturbo ossessivo.

Il rischio è quello di finire per costruire un gioco senza fine: ogni tentativo di risposta anziché sciogliere il dubbio, ne alimenterà di nuovi
Giorgio Nardone

Il terapeuta che cerca di aiutare il paziente che presenta questo problema facendo in modo che questi prenda una decisione o trovi la risposta corretta al dilemma attraverso ragionamenti ancora più strutturati di quelli che già fa, commetterebbe un errore.
Il lavoro terapeutico deve invece bloccare il tentativo ossessivo di rispondere alle domande indecidibili attraverso stratagemmi raffinati basati su una logica non ordinaria. Ripristinare una condizione di benessere psicologico significa quindi fare in modo che la persona affronti le inevitabili situazioni dubbie della vita senza esercitare su di esse un tentativo di controllo razionale paralizzante.

Bibliografia:
Nardone, G., De Santis, G., (2011), Cogito ergo soffro, Ponte alle Grazie, Milano
Nardone, G., Portelli, C., (2013), Ossessioni compulsioni manie, Ponte alle Grazie, Milano
Nardone, G., (2014), La paura delle decisioni, Ponte alle Grazie, Milano

1 Commento

  • by

    Anna Mathiesen

    Posted 27 Luglio 2020 09:27

    Gli si indurra quindi suggestivamente il timore di rispondere alle domande su quel tale argomento, oppure gli si prescrivera di scrivere il flusso dei ragionamenti nel corso della giornata secondo uno schema di modi e tempi, per ostacolare l automatismo anarchico del suo continuo rimuginare. In questo modo si sperimenta una diminuzione dell angoscia e il dubbio finisce gradatamente per perdere di importanza. Un dubbio, per quanto essa possa avere all inizio l apparenza di una domanda sensata, diventa patologico quando se ne ingigantisce a dismisura il peso e l importanza, fino a che il problema non e piu quello iniziale, ma diventa il fatto che la persona e oppressa ed invasa dall angoscia del continuo rimuginare.

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