Aiutare i genitori ad aiutare i figli

Come terapeuta strategico preferisco non lavorare direttamente con i bambini di età inferiore a 12 anni per evitare di stigmatizzarli come elementi problematici della famiglia e per trasmettere ai genitori delle strategie comunicative e di relazione che possano rivelarsi più efficaci di quelle disfunzionali che chiedono di poter cambiare. In questi casi il mio intervento è indiretto e si rivolge quindi ai genitori per aiutarli ad aiutare i figli come se fossero dei coterapeuti (Nardone e altri, 2014). In questo modo si riescono ad affrontare e migliorare moltissime situazioni legate alle problematiche dell’infanzia nei vari contesti: scolastico, familiare e sociale attraverso una modalità che piace molto agli adulti perché da un lato non li colpevolizza e dall’altro non espone i loro figli al giudizio.

Problematiche dell’adolescenza

Come si sa questo è un periodo del ciclo di vita molto complicato sia per i giovani che per le loro famiglie caratterizzato dalla comparsa di atteggiamenti oppositivi o persino di aperta ribellione. Le difficoltà possono riguardare l’ambito scolastico (problemi con lo studio o problemi relazionali con gli insegnanti o con i compagni di classe), l’ambito familiare laddove sia difficile rispettare e far rispettare le gerarchie e i ruoli all’interno della famiglia con conseguente clima di elevata conflittualità al suo interno, l’ambito individuale (problemi di dipendenza patologica, autolesionismo, isolamento e fobia sociale).

L’approccio strategico lavora sia con i singoli individui che con gli individui all’interno del contesto familiare per ripristinare i giusti equilibri e risolvere i problemi specifici.

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