Anoressia giovanile: il ruolo dei genitori nel percorso terapeutico
Anoressia giovanile: il ruolo dei genitori nel percorso terapeutico

È più facile l’astinenza che la moderazione
Sant’Agostino

Tra le patologie più diffuse in ambito giovanile l’anoressia, è in spaventoso aumento. Si tratta di un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da una marcata restrizione della qualità e della quantità dei cibi ingeriti. L’età media di insorgenza si è abbassata pericolosamente a 10-11 anni, rendendo questo disturbo uno dei più preoccupanti poiché può portare alla morte. Colpisce nella stragrande maggioranza dei casi le ragazze, ma negli ultimi anni è piuttosto frequente vedere anche ragazzi che ne soffrono.
La diffusione e la difficoltà nel trattamento di questa patologia sono da ricercare nel fatto che l’anoressia è subdola e seducente per almeno due motivi:
1. Nelle prime fasi di restrizione alimentare il rapido calo di peso determina una produzione di endorfine che provoca una forte sensazione di benessere e di eccitazione;
2. I modelli di magrezza eccessiva proposti dal cinema, dalla televisione e dai mezzi di comunicazione di massa in generale rappresentano un ideale di bellezza a cui sperare di assomigliare.
Altra caratteristica che accompagna il disturbo anoressico è l’alterazione della percezione. Man mano che perdono peso le persone anoressiche si vedono sempre più grasse.

Il ruolo dei genitori: coterapeuti

Il nuovo innovativo modello terapeutico elaborato da Giorgio Nardone per la terapia dell’anoressia giovanile prevede in primo luogo il coinvolgimento dei genitori, non solo perché le giovani anoressiche sono minorenni o poco più che maggiorenni, ma anche perché problemi di questo tipo possono rendere involontariamente i genitori collusi, complici e ostaggi del disturbo. Nel tentativo di aiutare i propri figli, i genitori possono rischiare di rafforzare la patologia producendo, parafrasando Oscar Wilde, i peggiori effetti con le migliori intenzioni.
E’ necessario quindi responsabilizzarli e aiutarli ad assumere un atteggiamento che favorisca il percorso terapeutico. La delega allo specialista quando ci si sente impotenti si rivela, quando presente, un fattore predittivo di insuccesso terapeutico.
La maggior parte delle giovani anoressiche viene condotta dallo psicoterapeuta contro la sua volontà. Rimanere magre diviene l’unico obiettivo da perseguire a tutti i costi, tanto da boicottare e respingere ogni intralcio al suo raggiungimento. Per questo è molto importante che i genitori prendano in carico il problema nel modo corretto. A questo scopo essi vengono designati coterapeuti, guidati a intervenire in modo autorevole qualora la ragazza dovesse perdere pericolosamente peso, assistendo ai pasti e rimanendo presenti anche dopo che il pasto è terminato.

I segnali di allarme da osservare

La patologia anoressica si struttura in breve tempo rinunciando al piacere del cibo attraverso l’astinenza. Questo piacere negato nei primi tempi trova compensazione con la soddisfazione derivante dalla rapida perdita di peso. Tutto è rivolto a evitare pericolose perdite di controllo che farebbero fallire l’obiettivo del mantenimento della magrezza e come conseguenza evidente si nota fin da subito l’isolamento sociale dell’anoressica che non mangia in gruppo e non esce da casa per non rischiare di perdere il controllo.
L’anoressia è una patologia pericolosa per la vita fisica, sociale e mentale. Si impossessa della vita delle giovani ragazze e ragazzi, diventando l’unica compagna che si porteranno dietro, creando vuoti relazionali e di crescita personale difficilmente colmabili.
Quando le anoressiche non riescono a mantenere il controllo del loro peso attraverso la restrizione calorica è frequente che adottino comportamenti compensatori quali il vomitare, l’esercizio fisico eccessivo, le abbuffate seguite da astinenza prolungata (binge eating), l’uso di lassativi o sostanze anfetaminiche. L’anoressia può anche essere accompagnata da atti di autolesionismo.
I comportamenti compensatori possono in seguito strutturarsi come disturbi alimentari veri e propri.

La Psicoterapia Breve Strategica come soluzione
La psicoterapia breve strategica, attraverso il modello elaborato da Giorgio Nardone nel corso di anni di ricerca basati sulla trattazione di migliaia di casi, è considerata best practice nel trattamento dell’anoressia giovanile e di altri disturbi del comportamento alimentare con una percentuale di efficacia nell’83% dei casi trattatati.

BIBLIOGRAFIA:
Nardone, G., Giannotti, E., Rocchi, R., (2001), Modelli di famiglia, Tea
Nardone, G., e l’equipe del Centro di Terapia Strategica, (2012), Aiutare i genitori ad aiutare i figli, Ponte alle Grazie, Milano
Nardone, G., Valteroni, E., (2017), L’anoressia giovanile, Ponte alle Grazie, Milano
Nardone, G., Verbitz, T., Milanese, R., (1999) Le prigioni del cibo. Vomiting, anoressia, bulimia, Tea

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